Cara Donna, ti scrivo…

EMANCIPAZIONE MENTALE

Questo approfondimento merita una premessa: l’articolo che leggerete non vuole essere scontato perché arriva a ridosso della festa della donna o perché già trattando di questo si configura come una sorta di discriminazione stessa, ma vuole dare un’impronta diversa da ciò che abbiamo scritto in precedenza o da ciò che scriveremo in futuro; l’argomento cardine del mese di marzo, come avrete già intuito, è la figura della donna, della sua lotta alla parità di trattamento nel mondo del lavoro, alla sua totale ‘emancipazione mentale’ (se vogliamo definirla, almeno così, nel nostro articolo). Di certo non vogliamo soffermarci in quelle che sono le statistiche europee o le varie percentuali, ma vogliamo delineare e rapportare tutto nella realtà in cui viviamo, ovvero dove confrontiamo quotidianamente, in quei luoghi in cui non è solo un rapporto di lavoro che ci agevola nella conciliazione vita lavoro, ma è tutto quello che ruota intorno.

DISPARITÀ NEL MONDO DEL LAVORO

Le norme, da sole, non sono tuttavia sufficienti a garantire una concreta ed effettiva situazione di pari opportunità e di pari trattamento. Da lungo tempo si combatte infatti contro le disparità tuttora riscontrabili nella pratica e contro il fenomeno della scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Disparità riscontrabili in quei contesti ove, a parità di tutele normative, permangono notevoli differenze tra uomini e donne a livello di prospettive di carriera, di qualificazione professionale, di formazione imprenditoriale, di parità di retribuzione. Tali disparità consentono, purtroppo, di affermare che il cammino sinora percorso è stato contrassegnato da numerosi successi, ma che la strada da percorrere è ancora lunga. Occorre quindi adottare ulteriori, nuovi e diversi strumenti per superare, nei fatti, effettive disuguaglianze.

COSA MANCA ORA ALLE DONNE

Quello che bisogna comprendere è che la disparità di trattamento economico tra uomini e donne continua ad essere una triste realtà sia in Italia ma anche in Europa ma quello che forse bisogna comprendere bene è che il lavoro domestico grava ancora per la maggior parte dei casi unicamente sulle donne. Questo lo dobbiamo intendere come un sovraccarico per le donne, perché è proprio questo che impedisce una serena conciliazione del famoso binomio vita-lavoro, dobbiamo essere concrete e dire a chiare lettere che sulle donne va a gravare quello che ormai si è dato per scontato, come il prendersi cura loro stesse unicamente dei figli, della famiglia intesa come gestione quotidiana e tutto ciò che orbita intorno ad essa. Certo le capacità organizzative non mancano, ma nonostante queste e i vari aiuti che si possono avere, quello che manca alle donne è la serenità quotidiana di affrontare una giornata lavorativa, per questo poi sono costrette ad accettare un part-time, oppure avere anche solo la forza di mantenerlo. Perché possiamo parlarne all’infinito, possiamo citare tutte le biografie e le normative presenti, la maggior parte accetta condizioni di lavoro per sentirsi meno ‘in colpa’ per aver trascurato i figli o la gestione della casa.

LA DONNA E IL “RUOLO ATTIVO”

Quello che noi stiamo intraprendendo, come Consulenti, io in primis, come programma di studio dopo, oltre a formarci ed aggiornarci sempre, è quello di far capire alle aziende che vivono sul nostro territorio che ci sono molte possibilità per far “vivere serenamente il dipendente”, in questo caso però senza nessuna distinzione tra uomo o donna, perché i vari corsi di Welfare aziendali ci hanno trasmesso – si sintetizza in una semplice frase – il dipendere sereno rende di più! Ma qui entra in gioco non solo la posizione del datore, ma anche quella del lavoratore, in quanto non si deve definire solo in quella mansione svolta, ma deve avere quello che le politiche attive chiamano “ruolo attivo”. Nel concludere, vi ho introdotto quelli che saranno gli argomenti futuri, le agevolazioni previste, ma ci sarà anche un momento per il welfare aziendale.

Per le Donne, con le Donne

Anna Maglione

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